La romantica avventura natalizia di Ina Baranoff – ex brutta anatroccola trasformata in leggiadra fanciulla – e del bel Dimitri Kiriline, conte dai molti amori che si converte alla monogamia grazie a un abete e a un orrendo regalo; come Gesù accolse i doni dei Magi e i problemi che ne seguirono; l’incontro con un gatto macilento riscalda magicamente la notte di due poverelli; la prodigiosa vita di Laimo: infante abbandonato, figlio adottivo di una coppia di sovrani, arcipirata ramingo per i sette mari sferzato da una smania insaziabile d’avventure e di pericoli, poi adorato come un dio da popolazioni selvagge e infine riconquistato alla vera fede, profeta, santo; se un giovane principe è deciso a trovare la sposa ideale, come minimo dovrà accollarsi qualche prova da superare, tanto più se l’eletta è Vijenda, figlia della terribile Borea: tra una maledizione e un tentativo d’omicidio, la felicità sudata avrà un sapore ancora più dolce…
Drammaturgo, poeta, narratore: tanti furono i talenti di Gabriele d’Annunzio (1863-1938), uno dei pochi autori italiani del periodo non malato di provincialismo e capace altresì di imporsi oltre i confini nazionali – meriti indubbi che vanno al di là del possibile fastidio che possono destare certe sue infelici scelte politiche, o l’ostentato dandismo, o la prepotente ed estenuata sensualità dello stile. Della proteiforme vocazione del vate, i cinque racconti (tratti da Parabole e novelle, una raccolta del 1916) raggruppati in quest’antologia, minuscola come una chicca, sono in effetti una sorta di ennesima conferma: la cadenza e il sapore sono quelli delle favole (ma senza rinunciare al gusto per lo stupore sensuoso e la preziosità di certe immagini esotiche), mentre la vena cui attingono (a eccezione dei mondani giochi di coppia di Ina e Dimitri) è quella delle leggende popolari del natio Abruzzo. Come se un quadro di Francesco Paolo Michetti fosse rimaneggiato da Gustave Moreau – o viceversa.
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venerdì 31 ottobre 2008
mercoledì 15 ottobre 2008
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